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Quella dell’attribuzione della cittadinanza onoraria al Dalai Lama è un’iniziativa che riteniamo sbagliata e che offende decine di migliaia di cittadini cino-milanesi, perché non tiene conto dell’effettiva realtà storica e attuale del rapporto tra la Cina e la regione del Tibet e presenta la figura del Dalai Lama non semplicemente come esponente religioso ma come capo di uno stato che in realtà non esiste.

Fuori da fantasiose visioni, la verità è che il Tibet ricongiunto alla Cina, fin dal 1951, ha sempre beneficiato, come dimostra il cosiddetto “Accordo dei 17 Punti” – sottoscritto dal Dalai Lama e dal Governo cinese – di piena autonomia culturale e religiosa, nonché amministrativa. Nonostante la disdetta unilaterale di quell’accordo da parte del Dalai Lama, attraverso il suo abbandono e auto-esilio in India nel 1959, probabilmente frutto dell’allora “guerra fredda”, quei patti hanno permesso al Tibet di diventare parte attiva e riconosciuta della Repubblica Cinese con i risultati di crescita economica, di qualità della vita di cultura e di fede, che lo hanno liberato dalla dimensione medioevale in cui era tenuto. E i “numeri” attuali sono a dimostrarlo, compresi quelli delle centinaia e centinaia di monasteri ristrutturati e conservati con fondi governativi e non certo con quelli, ampi, di cui dispone il Dalai Lama e la sua organizzazione.

A tutto ciò va aggiunta la forte sensazione di speculazione politica che questa iniziativa provoca, visto chi l’ha promossa e cioè una forza politica strutturalmente ostile all’integrazione e alla collaborazione multiculturale, che si rifiuta di riconoscere i valori di internazionalizzazione e di sviluppo economico e sociale che Comunità, come la nostra, apportano quotidianamente alla Città.

Naturalmente questo conferimento, pur amareggiandoci, non scalfisce il nostro amore e attaccamento alla Città, di cui ci sentiamo parte viva e protagonista. Anzi, ci sprona ulteriormente a renderci attivi, anche nello sviluppare sempre di più i legami tra la nostra Patria d’origine e questa nostra Patria d’adozione, anche attraverso la corretta informazione storica che aiuti ad evitare, in futuro, situazioni simili.

Apprezziamo perciò la scelta ponderata del Sindaco di salvaguardare le sensibilità all’interno della Comunità cittadina e per questo lo ringraziamo e confidiamo nel positivo accoglimento della nostra idea di intitolare una via della città a Ho Feng-Shang, lo “Schindler cinese” già riconosciuto ‘Giusto tra le Nazioni’, che da console a Vienna salvò migliaia di cittadini di origine ebraica dalla Shoah, facendoli fuggire a Shanghai. Proprio negli anni in cui, tra l’altro, le gerarchie religiose dell’allora Tibet accoglievano con tutti gli onori le frequenti ‘delegazioni scientifiche’ delle SS di Himmler in cerca della comune matrice razziale ‘indo-ariana’.

Per questo una rappresentanza della comunità cino – milanese sarà presente per esprimere la propria opinione davanti al Teatro Arcimboldi, in via Dell’Innovazione 20, giovedì 20 ottobre, a partire dalle 11.30.

La comunità Cinese di Milano